Questa pandemia ha scosso molte certezze e definito molte nuove prospettive, ma ha sicuramente ribadito un principio chiave: la sanità è una questione politica. Non solo nel senso deteriore, come quando partiti e persino governi hanno negato l’evidenza in nome dell’ideologia o della convenienza. Ma anche in un senso più nobile, quello della politica come assunzione di responsabilità nel prendere decisioni, anche difficili, per il bene comune.
Un esempio di politica nel senso alto è quello degli interventi dell’Health Care Summit organizzato da Politico.eu. Vi hanno partecipato esponenti istituzionali europei, a livello nazionale e comunitario, e americani, professionisti della sanità, ricercatori e organizzazioni non governative. Tra i partecipanti di maggior prestigio, spicca certamente Anthony Fauci, la cui capacità di lottare senza quartiere contro il Covid nonostante le fortissime pressioni presidenziali ne ha certificato la statura morale, oltre che scientifica.
Il rischio permanente
Fauci ha sottolineato un dato fondamentale: una volta passata questa epidemia, “inevitabilmente ce ne sarà un’altra”. Dobbiamo fare i conti con un rischio pandemico permanente: prevenzione, allarme precoce, tracciamento e contenimento richiedono strutture adeguate. Ancora maggiore è lo sforzo per gestire la situazione quando questa prima linea di difesa cede, e bisonno affrontare l’afflusso massiccio di malati.
La preparazione richiede soldi, molti soldi: per citare sempre Fauci, bisogna “affrontare rischi, non scientifici né sanitari, ma finanziari”. Su questo, le controparti europee sostengono di non essere da meno. Mararitis Schinas, vicepresidente della Commissione europea, ha sottolineato che Horizon Europe è il più vasto programma di ricerca e innovazione al mondo. Schinas ha parlato anche di HERA, la nuova agenzia europea per le emergenze sanitarie, che non ha nulla da invidiare al suo corrispettivo americano.
La tenuta dei sistemi sanitari
Altro tema di importanza centrale, la pandemia silenziosa: all’Health Care summit si è parlato anche del costo indiretto del Covid. In altre parole, l’impatto dell’emergenza sul normale funzionamento dei sistemi sanitari. Fino a un milione di europei potrebbe non aver ricevuto una diagnosi che in altri momenti sarebbe stata praticata. Non solo: fino a cento milioni potrebbero aver perso un appuntamento di screening. La medicina preventiva e la diagnosi precoce sono altre vittime della crisi e qui la nuova strategia europea contro il cancro è una risposta necessaria ma forse non sufficiente.
Al di là dei confini europei, c’è il problema della vaccinazione nei paesi poveri. Non è soltanto una questione di solidarietà, ma un passaggio necessario anche per contenere davvero la pandemia a livello globale. Qui il problema non è soltanto la produzione, ma anche la distribuzione; è necessario rivedere molti aspetti organizzativi e normativi. Ma la soluzione più praticabile sembra quella di potenziare le capacità produttive del continente africano.
Produzione e digitalizzazione
A proposito di produzione, l’Europa si è certamente giovata del fatto che la maggioranza degli impianti di produzione dei vaccini al mondo si trovi entro i propri confini. Tuttavia, produzioni a minor valore aggiunto, in particolare quella dei farmaci generici, si è da tempo spostata altrove, per ragioni di convenienza. Riportare queste produzioni in Europa senza aumentare i prezzi è una sfida complessa, ancora tutta da elaborare.
L’ultimo aspetto, ma non certo quello di minore importanza, è la condivisione dei dati. La pandemia ha mostrato come i confini nazionali non abbiano significato per il virus e fatto emergere la necessità di un coordinamento transfrontaliero. Ma sappiamo bene che questo problema non è solo comunitario: l’interoperabilità è spesso disattesa anche a livello nazionale. Come ricordavamo a proposito delle regole per la sanità digitale, i sistemi devono essere aperti e connessi. Che l’Health Care Summit abbia ribadito questo concetto è importante. Che ciò venga continuamente sottolineato ogni volta che si parla di salute digitale è fondamentale.