La vera innovazione

Il concetto di salute digitale è ancora in via di definizione e segue gli sviluppi della tecnologia e, soprattutto, i risultati della sua applicazione. Si tratta senz’altro di una rivoluzione, che trasformerà radicalmente le strutture sanitarie, anzi, le sta già cambiando. Per questo seguiamo con attenzione le diverse iniziative che cercano di comprendere e governare la salute digitale, dal progetto Tech2doc alla legge tedesca.

In questo senso, è utile uno spunto di riflessione apparso su mobihealthnews, in cui si sottolinea la differenza tra digital health e telemedicina. La “semplice” telemedicina, infatti, è un classico esempio di innovazione incrementale, che permette di fare meglio qualcosa che già si faceva prima. O che permette di continuare attività normali in condizioni eccezionali, come abbiamo visto con le visite a distanza durante la pandemia.

Innovazione incrementale e di paradigma

Un esempio classico di innovazione incrementale è quello dell’industria automobilistica, che ogni anno produce veicoli con prestazioni migliori, più sicurezza, meno consumi. Ma alla fine si tratta pur sempre di automobili, che si guidano allo stesso modo e funzionano con gli stessi principi. Così, la telemedicina cambia poco nel modo di prendersi cura della salute: il medico visita il paziente in alcuni momenti particolari e prescrive le cure del caso. Semplicemente, lo si fa a distanza: ciò rende la visita più comoda e magari anche più sicura, ma non ne cambia i principi di fondo.

Altra cosa è l’innovazione di paradigma, che si verifica quando cambia radicalmente il modo di fare le cose. Per esempio, nel caso delle auto, un’innovazione di questo tipo è quella dei veicoli a propulsione elettrica e guida autonoma, destinati a trasformare il modo di muoversi. La differenza tra digital health e telemedicina è proprio questa: la prima, infatti, richiede di ripensare il modo stesso di prendersi cura della salute.

Cosa cambia con la salute digitale

Per esempio, la visita non è più il momento centrale del rapporto con il paziente. Certo, si continuerà a visitare e sarà sempre un momento importante, ma la disponibilità di soluzioni digitali sempre operative cambia molto. In primo luogo, perché il medico ha a disposizione un flusso continuo di dati, raccolti durante la vita normale del paziente e non solo nel momento topico della visita. Poi, perché diventa possibile rafforzare l’alleanza terapeutica: il paziente ha sempre con sé uno strumento che lo aiuta a mantenere uno stile di vita più sano e seguire le terapie. La relazione medico-paziente, così, si diluisce nel tempo e va gestita con nuovi metodi e nuovi ritmi.

Questo significa anche cambiare il funzionamento dei sistemi sanitari: con tecnologie sempre più diffuse e avanzate, a entrare in crisi è soprattutto la centralità dell’ospedale. La nuova assistenza sanitaria deve cogliere tutte le opportunità del digitale e probabilmente ridefinire, ancora una volta, il concetto stesso di salute.

Alcuni vecchi problemi saranno superati: la scarsità di dati, la difficoltà di dialogo tra livelli di assistenza, le difformità territoriali. Altri, probabilmente, ne sorgeranno: diventerà sempre più importante dialogare con il paziente, conoscerlo a fondo, guidarlo e sostenerlo. Il digitale, insomma, può davvero mettere la persona al centro della sanità. E questa, in fondo, è la vera differenza tra salute digitale e telemedicina.