L’Inail conferma: i più colpiti dal Covid sono medici e infermieri

Il nono rapporto nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, pubblicato il 21 novembre, mostra già a settembre una ripresa dei contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’istituto. Alla data del 30 settembre, sono stati segnalati 54.128 casi, pari a circa il 15 per cento del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno, con un’incidenza del 17,2 per cento rispetto al totale dei contagi nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. I mesi peggiori sono stati, chiaramente, marzo con il 51,2 per cento del totale e aprile con il 33,8.  

Più della metà delle denunce presentate all’Istituto ricade nel Nord-Ovest, seguito dal Nord-Est con un quarto. Concentrando l’analisi esclusivamente sui casi mortali, la percentuale del Nord-Ovest sale al 56,7, mentre il Sud, con il 16 per cento dei decessi, precede il Nord-Est e le altre zone. La Lombardia si conferma la regione più colpita, con il 35,2 per cento dei contagi denunciati e il 41,7 dei casi mortali.

Passando alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – con il 70,3 per cento delle denunce e il 21,3  dei decessi codificati precede l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono l’8,9% delle infezioni denunciate e il 10,7% dei casi mortali. Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione.

Ripartendo l’intero periodo di osservazione in due intervalli – fase di “lockdown” (fino a maggio compreso) e fase “post lockdown” (da giugno a settembre) – si riscontrano significative differenze in termini di incidenza nei vari ambiti di attività. Per l’insieme dei settori della sanità, assistenza sociale e amministrazione pubblica, in particolare, si osserva una riduzione delle denunce, passate dall’80,6 per cento dei casi fino a maggio al 54,2 del quadrimestre successivo, con un nuovo incremento della quota nel solo mese di settembre. Viceversa, la graduale ripresa delle attività sospese durante il lockdown è stata accompagnata da un aumento della quota di denunce in altri settori, a partire da quelli che nel periodo estivo hanno avuto una crescita di lavoro, come i servizi di alloggio e ristorazione (passati dal 2,5 per cento del primo periodo al del quadrimestre successivo), il commercio (dall’1,4 al 3,4) o i trasporti (dall’1,1 al 4,9).

Tornando alle professioni della salute, possiamo notare significative differenze. Innanzitutto, vediamo che il gruppo più colpito è quello dei “tecnici della salute” con il 39,2 per cento delle infezioni denunciate, oltre l’83 per cento delle quali relative a infermieri, e il 9,5 dei casi mortali. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 20,6 per cento delle infezioni, i medici (10,1), gli operatori socio-assistenziali (8,9) e il personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7).Dopo il periodo di lockdown, l’incidenza delle professioni sanitarie sul totale dei contagi da Covid-19 si è progressivamente ridotta. La categoria dei tecnici della salute, per esempio, è passata dal 39,8 per cento del primo periodo, maggio compreso, al 26,3 del quadrimestre giugno-settembre, mentre per i medici dal 10,3 nella fase di lockdown è scesa al 5,7 in quella successiva.  In settembre, però, l’incidenza è tornata ad aumentare.