Continuano ad arrivare risposte dal mondo della medicina generale alla maniera sbrigativa con cui Milena Gabanelli ha liquidato il ruolo e il lavoro dei MMG. Dopo il nostro articolo della scorsa settimana, che dava conto anche della risposta del segretario nazionale FIMMG Silvestro Scotti, diamo una sintesi dell’intervento di Claudio Cappelli su Quotidiano Sanità.
Cappelli afferma che si tratterebbe di un “quadretto ben disegnato per rilanciare una certa corrente di pensiero che vuole i MMG dipendenti (delle cooperative?)”. L’unico dato a sostegno di questa linea sarebbe il numero di accessi ai Pronto Soccorso. Sappiamo che la risposta migliore viene dai dati, quelli veri, che vengono dai rapporti Sdo ministeriali. Qui troviamo dei numeri molto importanti, quelli sui tassi di ospedalizzazione evitabili per patologie croniche quali:
- diabete non controllato
- asma nell’adulto
- insufficienza cardiaca nella popolazione over 18 e over 65
- influenza negli anziani
- patologie correlate all’alcol.
I dati reali
Chi si informasse solo da certe fonti televisive potrebbe restare sorpreso vedendo che l’ultimo rapporto (del 2019) questi tassi sono migliorati. In particolare, vi si nota che:
- il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato si attesta a 10,22 dimissioni per centomila abitanti (era 10,79 nel 2018);
- per insufficienza cardiaca nella fascia di età 18 anni e più si attesta a 301,12 dimissioni per centomila abitanti (era 300,26 nel 2018). Nella fascia di età 65 anni e più è pari a 994,67 dimissioni per centomila abitanti (era 1.001,29 nel 2018);
- per influenza nell’anziano (per centomila abitanti) ha assunto un valore pari a 12,4, mentre si era attestato a 11,15 nel 2018;
- per malattie polmonari croniche ostruttive, nel 2019 ha assunto il valore di 48,74 dimissioni per centomila abitanti, con una diminuzione rispetto al valore di 55,58 osservato sui dati del 2018.
Estendendo il raffronto a tutto il quinquennio 2015-2019, il miglioramento complessivo viene confermato, come una tendenza costante. I dati su tutto il periodo parlano chiaro: si è passati dai 13,7 ai 10,22 del diabete non controllato, dal 6,42 al 5,02 dell’asma, dai 1100 ai 994 dell’insufficienza cardiaca over 65 con l’unico indicatore peggiorato che è quello relativo alla ospedalizzazione per influenza per anziani (7,58 del 2015 vs 12,8 del 2019).
La logica organizzativa
Questi dati sono tanto più importanti perché la sfida maggiore per soddisfare la domanda di salute e gestire al meglio le risorse sanitarie è quella delle patologie croniche. La riduzione delle ospedalizzazioni evitabili è un parametro importante: certamente non l’unico, ma sicuramente più indicativo rispetto al semplice conteggio degli ingressi in pronto soccorso.
L’assistenza ai cronici o, per meglio dire, “l’adesione al Piano Nazionale Cronici” è un caposaldo dell’accordo collettivo nazionale del 21 giugno 2018. Un ACN di ampia portata, scarsamente attuato dai relativi accordi regionali. Proprio a questo livello si dovevano instaurare misure di performance attraverso indicatori di processo e risultato e veniva previsto il coinvolgimento in prima linea dei MMG. Non solo: con l’obiettivo di ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso, si prevedeva di dotare i MMG di strumentazione diagnostica di primo livello. Sì, stiamo parlando degli ormai famosi 235 milioni di euro di fondi ancora bloccati, che potrebbero migliorare ancora le performance della medicina generale a tutti i livelli.
Il quadro normativo è pronto, le priorità vere sono note, la capacità di coinvolgimento e l’assunzione di responsabilità dei MMG ampiamente dimostrate. Verrebbe da dire che, se si vuole incrementare la domiciliarità e ridurre le ospedalizzazioni, riportare la medicina generale a una gestione verticistica e a una logica ospedaliera sembra un controsenso.