Sempre più pazienti si presentano negli studi dei medici di famiglia lamentando allergie o presentando sintomi riconducibili a questo quadro clinico. Il medico di famiglia è, quasi sempre, il primo contatto per questi problemi e il primo a cui chiedere consiglio. L’impatto di queste patologie sulla qualità di vita delle persone richiede che si metta a punto un quadro di buone pratiche per la presa in carico e la gestione del paziente allergico. Si realizza così il concetto di proattività della medicina generale: partendo dal contatto diretto, continuo e personalizzato tra medico e paziente si arriva a diagnosi precoce, monitoraggio, aggiornamenti terapeutici e agli strumenti diagnostici più efficaci e sicuri, oltre al coordinamento degli eventuali interventi dello specialista.
Un notevole contributo a questa evoluzione professionale viene dal lavoro di un panel di medici di famiglia di 9 diverse regioni con la consulenza di allergologi. Il risultato è un documento di pro-attività in medicina generale per l’area allergologica, valutato da gruppi di confronto nelle diverse regioni, formati da altri MMG. Il progetto ha beneficiato anche di un contributo non condizionante di Thermo Fisher Scientific. Il documento ha individuato tre aree di azione per la gestione proattiva del paziente allergico:
1) Diagnosi precoce/monitoraggio evolutivo. La conoscenza del paziente, la raccolta di una scrupolosa anamnesi e la disponibilità di un archivio clinico approfondito sono le risorse primarie per inquadrare precocemente i sintomi riferiti. Perciò la medicina generale è la più adatta a seguire l’evoluzione del quadro clinico, in modo precoce e proattivo. La tempestiva presa in carico del paziente con sintomi sospetti di origine allergica evita le complicanze della rinite persistente, come la rinosinusite e l’asma.
2) Prevenzione delle riacutizzazioni – Empowerment: l’addestramento del paziente nel percorso terapeutico condiviso è lo standard di riferimento nella professione del MMG. Ciò vale ancor più per i pazienti con asma allergico, la cui corretta sensibilizzazione al rischio degli allergeni inalanti e all’uso dei dispositivi farmacologici garantisce il controllo della patologia. La verifica dell’uso appropriato dei farmaci e dell’addestramento del paziente, nonché l’esecuzione di una spirometria semplice, sono ulteriori tasselli della buona pratica. Tutto ciò trova attuazione nella medicina generale organizzata come medicina d’iniziativa, in cui si affiancano altre figure professionali infermieristiche, mediche o amministrative. Anche qui, la saldatura tra pratiche proattive e medicina di gruppo è la chiave per rispondere alla richiesta di salute e governare la domanda, riducendo le ospedalizzazioni non appropriate.
3) Sicurezza del paziente e degli operatori: questo tema è di particolare importanza nel contesto pandemico, ma è fondamentale anche in condizioni normali. Basandosi sulla prossimità continua tra medico e paziente, la proattività non è possibile senza sicurezza. Vanno, pertanto, favorite le procedure diagnostiche che richiedono un minore tempo di contatto con il paziente, riducendo al minimo i rischi. I test in vitro sembrano offrire una maggiore garanzia rispetto a quelli cutanei; inoltre, sembrano preferibili anche in termini di appropriatezza diagnostico-terapeutica e minore uso delle risorse, economiche e personali, per il paziente.
Le sfide nella gestione dei pazienti allergici possono diventare una nuova opportunità per realizzare oggi un nuovo passo nell’evoluzione della medicina di famiglia, come presidio sanitario sul territorio, a fianco del paziente e sempre più avanzata dal punto di vista professionale e tecnologico.