Mentre il dibattito in Europa sembra faticosamente avviarsi a soluzione, si può cominciare a discutere sulle prospettive del Recovery Fund, il cospicuo pacchetto di investimenti che, tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, dovrà traghettare l’Europa verso una nuova era e fuori dalla crisi innescata dalla pandemia. Va ricordato che questi soldi non sono pensati per le emergenze o le spese ordinarie, ma che vanno realmente investiti, con progetti che devono essere valutati e approvati in sede europea e che verranno finanziati in base ai costi reali e per stati di avanzamento regolarmente rendicontati. Si tratta di un piano che dichiara le sue intenzioni fin dal titolo: NextGeneration EU, vale a dire una gigantesca mobilitazione di risorse per rendere l’intera Europa più verde, digitale, solidale e resiliente.
nel suo complesso, il piano si articola su sei missioni principali:
- Digitalizzazione, innovazione e competitivita’ del sistema produttivo;
- Rivoluzione verde e transizione ecologica;
- Infrastrutture per la mobilità;
- Istruzione, formazione, ricerca e cultura;
- Equità sociale, di genere e territoriale;
- Salute.
L’identificazione della salute come uno degli assi principali dell’intero piano ha certamente a che vedere con gli effetti devastanti della pandemia di Covid-19 ma, come tutte le altre iniziative, tende a guardare oltre, all’interno di una visione complessiva di medio e lungo termine. Si tratta di vere e proprie misure strutturali che, rompendo una tradizione europea prevalente fino a poco fa, non significano certo tagli ma, anzi, l’esatto contrario.
La conferenza delle regioni e delle province autonome ha fornito una sua interpretazione del piano con il documento Next Generation Italia, che raccoglie le principali priorità di investimento nei diversi ambiti del piano. Per quanto riguarda la sanità, è importante notare come si ponga l’accento su digitalizzazione e potenziamento della medicina territoriale. A questi due capisaldi si affiancano altre priorità altrettanto importanti, come la valorizzazione del personale, l’ammodernamento degli ospedali, gli investimenti in ricerca e l’integrazione tra politiche sanitarie, sociali e ambientali.
Si tratta quindi di un disegno complessivo molto ambizioso, che si auspica potrà produrre un reale passo avanti del sistema sanitario nazionale, dopo gli anni di trincea e di tagli a cui si devono, almeno in parte, le conseguenze che stiamo osservando anche in questi giorni. Vale, pertanto, la pena di passare in rassegna i diversi punti con un po’ di dettaglio.
Il primo ambito riguarda il “rafforzamento della resilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero”. Qui i progetti mirano a potenziare e ammodernare gli immobili e le dotazioni tecnologiche, a mettere le strutture in sicurezza e migliorarne l’efficienza. Tutto questo potenziando la prossimità e la capacità di risposta, l’efficienza energetica e il rispetto dell’ambiente.
Il secondo ambito è dedicato alla ricerca, con la realizzazione di infrastrutture e il sostegno alla ricerca in campo sanitario.
Il terzo ambito, che tocca la digitalizzazione dell’assistenza medica e dei servizi di prevenzione, vede una serie di azioni innovative, che possono davvero segnare un salto di qualità. Si mira infatti a realizzare una sanità di prossimità, con piani di cura personalizzati e la telemedicina, e a sviluppare e attivare finalmente il Fascicolo sanitario elettronico. Infine, ma non è certo l’elemento meno importante, in quest’ambito rientrano i progetti di digitalizzazione dei servizi al cittadino, per potenziare e innovare l’offerta,così come la creazione di piattaforme digitali e sistemi ICT per aiutare la gestione dei sistemi sanitari.
Il quarto ambito è il rafforzamento della prossimità delle strutture del SSN e, anche in questo caso, i servizi sul territorio dovrebbero essere protagonisti. Si mira infatti a sviluppare e completare la rete dei servizi territoriali e delle residenzialità post acuzie, con strutture come le Case della Salute, gli Ospedali di comunità e gli ambulatori infermieristici; altro aspetto importante, almeno per alcune comunità, la creazione di poli sanitari attrezzati in aree montane
Il quinto ambito mira a integrare le politiche sanitarie, sociali e ambientali. Qui rientra l’incremento di posti residenziali e semiresidenziali nei servizi sociali e sanitari per rispondere più efficacemente ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione. Viene anche ricercata una migliore integrazione di politiche sanitarie e sociali, con l’individuazione di nuovi modelli assistenziali a supporto dell’utenza fragile. Infine, rientrano in questo ambito anche le azioni per l’economia circolare e per una mobilità sostenibile nel servizio sanitario.
Chiudiamo con il sesto ambito, la valorizzazione delle politiche per il personale sanitario, migliorando la gestione delle risorse umane. Al di là dell’ultimo punto, che ci sembra abbastanza vago, l’elenco è completo e dettagliato. La visione della sanità del (prossimo) futuro che ne emerge va in una direzione ben precisa e condivisibile, quella dell’integrazione delle risorse sanitarie e, contemporaneamente, dell’inclusione della sanità nel contesto sociale e ambientale, per essere davvero in prossimità dei cittadini. Passare dalle parole ai fatti non sarà facile, ma forse questa volta gli attori del sistema sanitario, oltre a fare come sempre la loro parte, potranno aspettarsi anche di vedere dei risultati utili, per uscire finalmente dall’emergenza continua.