Salute e digitalizzazione: le priorità per i cittadini europei

Nell’ambito di una ricerca condotta per Vodafone Institute dalla società di consulenza Kantar sono stati intervistati circa 15.000 cittadini di diversi paesi UE, per comprendere le loro priorità per il Recovery Plan e, in generale, per l’uscita dalla crisi (una presentazione completa si trova qui). L’80 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere a conoscenza del piano e quasi il 70 pensa che potrà dare un importante contributo alla ripresa. Tuttavia, il 35 per cento teme che i governi nazionali possano fare un uso improprio di queste risorse, in particolare sostenendo settori decotti e in forme di assistenzialismo senza futuro; i più scettici, a questo proposito, sono i greci, gli spagnoli, gli ungheresi e, forse sorprendentemente, i tedeschi il cui grado di perenne diffidenza verso le istituzioni è ben noto. 

Altrettanto interessante è che il 40 per cento sia a favore di condizioni molto strette per l’erogazione dei fondi ai governi nazionali, il 35 di condizioni flessibili e solo il 14 sostenga l’erogazione incondizionata (l’11 per cento non sa o non risponde). Insomma, si direbbe che la fiducia nelle istituzioni europee sia, complessivamente, più elevata che verso i governi nazionali; in questo senso, la pandemia sembra aver invertito la tendenza contraria, che si stava manifestando un po’ ovunque.

I tre quarti del campione ritengono che le aree chiave del digitale siano fondamentali per la ripresa, in particolare nei settori dei servizi pubblici, dello sviluppo di competenze e della banda larga. Del resto, questi mesi di distanziamento, dalla didattica al lavoro ai servizi, hanno evidenziato quanto possano pesare le carenze nella digitalizzazione. I temi del digitale, comunque, sono percepiti come trasversali a tutte le aree delle politiche pubbliche.

Infatti, le priorità maggiori per gli intervistati sono il settore sanitario (92 per cento), la creazione di nuovi posti di lavoro (86), la salvaguardia di quelli esistenti e delle piccole imprese (85 per cento in entrambi) e la lotta alla pandemia (85); seguono, a breve distanza, banda larga, PA digitale e istruzione digitale.Il quadro è, complessivamente, molto coerente: i cittadini europei vogliono, per il prossimo futuro, una sanità più diffusa ed efficiente, fortemente digitalizzata, che sia in grado di prendersi davvero cura dei problemi e gestire le emergenze. Vogliono anche dei servizi pubblici efficienti e capiscono l’importanza dell’istruzione e delle infrastrutture digitali. In altre parole, identificano nella piena maturità digitale la chiave di volta per un generale processo di empowerment, che ci faccia uscire dalla crisi per entrare in un nuovo futuro, su scala europea.