Valutazione rapida del paziente COVID

È passato esattamente un anno dal primo caso di Coronavirus in Italia e quasi un anno dall’istituzione delle USCA, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, vale a dire i team di assistenza domiciliare ai pazienti affetti da Sars-Cov2.

Tra le prime, concitate, fasi di una nuova malattia tutta da capire e quella attuale, l’esperienza clinica di chi i malati li visti e sentiti tutti i giorni si è necessariamente evoluta e si è intensificata anche l’assistenza sempre più prossima al domicilio. Le USCA hanno dato un vero e proprio impulso allo sviluppo della diagnostica di primo livello nella Medicina Generale, su questo non vi è dubbio. Sebbene nella normativa nazionale di riferimento (l’articolo 8 del DL 14 del 9 marzo 2020), ma anche nelle relative DGR di istituzione delle USCA, non vi siano indicati i “requisiti minimi assistenziali”, abbiamo visto un po’ a macchia di leopardo il susseguirsi di “prestazioni avanzate” di cui le normali sedi di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) sono attualmente sprovviste.

La voglia e l’entusiasmo di poter fare la differenza in una categoria professionale nuova, composta per lo più da giovani medici di medicina generale ma anche specializzandi e neo-abilitati, unita a realtà aziendali virtuose che hanno investito in tecnologia e formazione, ha sicuramente giocato un ruolo determinante. Dall’esperienza dell’ultimo anno nasce quindi quella che può essere considerata una sorta di primordiale “Allegato M 3.0”: una scheda di valutazione domiciliare, integrata dalle nuove tecnologie e prestazioni rese a letto dei malati, quali ad esempio l’ematochimica, emogasanalisi arteriosa ed ecografia del torace.

L’insieme delle informazioni ricavate da questi strumenti ha permesso e sta permettendo una valutazione sempre più completa dello “stadio di malattia” dei pazienti Covid-positivi, utile al giusto inquadramento del setting terapeutico assistenziale. Anche se è opportuno rimandare le singole componenti a ulteriori approfondimenti, possiamo presentare fin da ora questa scheda di valutazione, ospitata anche sul sito di Fondazione NUSA  e sul nostro forum. La scheda è stata realizzata da Claudio Cappelli, segretario provinciale di FIMMG CA – Ascoli Piceno, che ha maturato la sua esperienza nell’USCA dell’Area Vasta 5. Lo scopo è di rendere questo strumento “open source”, anche per migliorarlo e integrarlo con il dibattito e il confronto all’interno della medicina generale.

Si tratta di una vera e propria scorecard, che permette di verificare e contrassegnare tutti gli aspetti rilevanti della condizione del paziente e di inquadrare i parametri fisiologici, per avere un quadro complessivo della gravità della situazione, in modo veloce e affidabile. I dati necessari possono essere ricavati con gli strumenti di base della dotazione di ogni medico (pulsossimetro, sfigmomanometro, fonendoscopio).

In questo modo, è possibile sia semplificare e uniformare l’iter della diagnosi di primo livello, sia rendersi immediatamente conto dell’evoluzione della patologia, confrontando i dati raccolti in diverse visite. Più ancora, questo sistema costituisce una matrice interpretativa oggettiva e condivisibile con altre figura professionali. La scorecard, infatti, nasce da un esame della bibliografia specifica e dall’esperienza sul campo nelle USCA, dove l’integrazione è una realtà quotidiana. Il prossimo passaggio, già previsto, è la digitalizzazione di questo strumento, per rendere ancora più immediata la compilazione, ma soprattutto la consultazione diacronica dell’evoluzione della patologia e la condivisione tra le diverse figure professionali e strutture sanitarie.

L’alleanza tra ospedale e territorio, professionisti e strutture nasce dai dati e si sviluppa nella pratica, a fianco dei pazienti.