Le misure anti-covid in Europa non sono tutte uguali. Le diverse politiche nazionali vanno in ordine sparso, il che potrebbe essere comprensibile se vi fossero forti differenze nella diffusione dell’epidemia, ma non è così. Come si vede da questa cartina di Reopen Europa, oggi le condizioni sono abbastanza omogenee e quasi in nessun caso allarmanti.
Anche dal punto di vista delle vaccinazioni, i risultati sono positivi e relativamente omogenei, con l’eccezione di Romania e Bulgaria. In media, i due terzi degli abitanti dell’Unione hanno ricevuto almeno almeno una dose di vaccino, come si vede dal grafico tratto da ourworldindata.org.
Alcuni casi
Eppure, le misure di contenimento della pandemia non potrebbero essere più diverse. Si parla molto della Danimarca che ha tolto praticamente ogni restrizione e in effetti ha vaccinato gran parte della popolazione. Il Portogallo, che è ancora più avanti con la campagna vaccinale, mantiene però tutte le restrizioni. Lo stesso vale per la Spagna, mentre a Malta, per chiudere il gruppo di testa, continua l’obbligo della mascherina ma le restrizioni alle attività sono molto leggere. La Germania mantiene il suo sistema di restrizioni flessibili in relazione al numero di nuovi casi e adotta un Green Pass per le attività ricreative e culturali, come la Francia.
Solo in Italia, però, si parla del Green Pass come requisito inderogabile per andare a lavorare. Questa misura, per esplicita ammissione di molti membri del governo, ha lo scopo di introdurre una sorta di obbligatorietà surrettizia del vaccino. Non è questo il luogo per considerazioni sull’opportunità o meno di una norma di questo tipo, da punti di vista che non siano quello strettamente sanitario. Possiamo però dire che forse sarebbe più corretto e trasparente parlare apertamente di obbligo vaccinale, stimolando anche il dibattito europeo. Comunque, la campagna vaccinale continua ad avanzare e i timori sulla scarsa disponibilità dei vaccini appartengono sempre più al passato.
Forse sarebbe il caso, più che di continuare a parlare di misure più politiche che sanitarie, concentrarsi sulle reali necessità per tutelare la salute. La prossima ondata pandemica, forse, non è lontana: cerchiamo di prendere lo scarso coordinamento delle misure anti-covid in Europa come un esempio da non ripetere. Soprattutto, cerchiamo di irrobustire sistemi sanitari, come quello italiano, che non sono stati all’altezza della situazione e hanno segnato un record di cure mancate.