Per organizzare il futuro della sanità italiana va innanzitutto fatto un bilancio. Queste settimane, lo abbiamo detto altre volte, sono fondamentali. In questo senso, è utile l’indagine sulla soddisfazione dei MMG italiani, presentata per il settantacinquesimo anniversario FIMMG.
Quasi il 60 per cento degli intervistati si è detto insoddisfatto dell’organizzazione nel proprio territorio durante la pandemia. Ancora più rilevante, l’84,7 per cento non si è sentito sostenuto dalle istituzioni sanitarie locali. Insomma, il primo dato dell’indagine conferma quanto si dice da ormai più di un anno: durante l’epidemia di COVID, la medicina generale è stata abbandonata.
Fondamentale, quindi, è stato lo spirito di iniziativa e il fai da te. Il 62,1 per cento del campione di mille medici ha dichiarato di essere riuscito a seguire i pazienti con e-mail e chat. Sono soluzioni tutt’altro che ottimali, in termini di tutela della privacy e organizzazione del lavoro, ma indicano la direzione su cui proseguire, quella dell’alleanza digitale.
Ciò è confermato anche dal risultato forse più confortante della ricerca: il 41,2 per cento riscontra oggi una maggiore fiducia da parte dei pazienti. D’altra parte, il 14,5 ritiene di non aver potuto seguire i pazienti come avrebbe voluto, per mancanza di dispositivi di protezione individuale.
Spostandoci sul lato dei pazienti, notiamo la conferma dell’elevata fiducia verso il proprio medico. Il 77,5 per cento degli italiani ha fiducia nel proprio medico di famiglia e oltre la metà considera il proprio medico “speciale”. Il 73,6 per cento dei cittadini intervistati è soddisfatto del rapporto con il proprio medico durante la pandemia.
La differenza sostanziale
Questo aspetto ci sembra particolarmente importante. Infatti esiste una forte differenza tra il giudizio negativo dato dai medici all’organizzazione della medicina generale durante la pandemia e quello dei pazienti sull’operato del proprio MMG nello stesso contesto. A colmare questa differenza, chiaramente, è stato il lavoro di ogni medico, che ha trovato le soluzioni volta per volta.
Ma è chiaro che non si può continuare così, contando sulla inesauribile capacità dei MMG di “metterci una toppa”. Come nota il segretario Scotti, “Le difficoltà espresse dai medici di medicina generale non possono rimanere inascoltate. I medici di medicina generale sono stati in prima linea anche durante la pandemia, pagando con un enorme tributo di vite il loro impegno. Ora bisogna avviare al più presto un confronto per l’evoluzione post-Covid della medicina generale.
Ma non finisce qui. Prosegue Scotti: “vogliamo risposte immediate dalla politica, una sottoscrizione nel brevissimo dell’accordo 2016-2018 e un atto di indirizzo forte che dia mandato per il ridisegno di un Accordo Collettivo Nazionale che doti finalmente tutti gli studi medici di personale e di strumenti diagnostici, che finanzi adeguatamente l’attività clinica dei medici di famiglia e permetta loro finalmente, anche grazie alle nuove piattaforme informatiche e alle nuove forme associative di attuare quanto previsto dal piano nazionale della cronicità e di essere protagonisti delle prossime campagne vaccinali”.
Ecco perché devono essere presi subito impegni chiari per il futuro della medicina generale e di tutta la sanità italiana. Il bilancio di questi mesi non è in perdita totale solo per la capacità di adattamento e lo spirito di sacrificio di tutti i medici, gli infermieri e il personale sanitario. Speriamo che, almeno questa volta, lo si ricordi. Per organizzare il futuro della sanità italiana va fatto un bilancio.