La strategia australiana

A volte le buone pratiche vengono davvero da molto lontano. L’Australia ha una propria agenzia nazionale per la salute digitale, fondata nel 2016. Due anni dopo, l’agenzia ha lanciato My Health Record, un database nazionale che custodisce tutti i dati sanitari di ogni cittadino. I dati sono immediatamente accessibili dal diretto interessato e dal personale sanitario che lo ha in cura, ovviamente con le necessarie tutele della privacy e del consenso.

Già questo fatto sarebbe sufficiente a mostrare quanto l’Italia sia indietro in termini di accessibilità dei dati sanitari. Da noi il fascicolo sanitario elettronico esiste sulla carta, ma la realtà di chi opera nell’assistenza sanitaria è ben diversa. Tra le barriere regionali, quelle tra ospedale e territorio e le difficoltà di comunicazione tra i diversi presidi sanitari, avere un quadro completo della storia sanitaria di un paziente in tempi ragionevoli è un’utopia. E l’interoperabilità dei diversi strumenti digitali, condizione essenziale per sfruttarne le potenzialità, non è mai nominata, nemmeno come obiettivo.

La visione strategica

In Australia, invece, l’agenzia ha lanciato una strategia nazionale per la salute digitale, con un piano di attuazione che ne prevede la realizzazione entro il 2022. La strategia si fonda su sette pilastri:

  • la disponibilità delle informazioni sanitarie, quando e dove servono;
  • la possibilità di scambiare le informazioni sanitarie in piena sicurezza;
  • la qualità e standardizzazione dei dati, per poterli interpretare con certezza;
  • migliorare la disponibilità e l’accessibilità di informazioni su farmaci e prescrizioni;
  • modelli di assistenza che usano le capacità digitali per incrementare accessibilità, qualità, sicurezza ed efficienza;
  • personale sanitario capace di usare normalmente le tecnologie sanitarie digitali per fornire servizi sanitari e assistenziali;
  • un’industria della salute digitale prospera, capace di produrre innovazioni a livello mondiale.

Come si vede, questa strategia complessiva unisce alcuni requisiti operativi relativamente chiari e semplici a una visione generale, che coglie anche il valore economico. La capacità dei sistemi sanitari di adottare soluzioni digitali efficaci non è soltanto (si fa per dire) una risorsa per la salute dei cittadini. La digitalizzazione è anche uno strumento chiave per l’appropriatezza e la sostenibilità dei sistemi sanitari, a patto che sia davvero integrata. Nessuno ha davvero bisogno di tante piattaforme diverse che fanno provincia a sé: servono regole chiare che permettano a ognuna di dialogare e condividere i dati.

Un ritardo da colmare

Ma, come mostrano di aver capito bene i colleghi australiani, c’è anche dell’altro. Oggi la sanità digitale è un settore strategico dell’innovazione tecnologica. Gli investimenti che in tutto il mondo, e in particolare in Europa, vengono fatti nella nuova epoca dopo la pandemia la rendono ancora più importante. In questo senso, investire in una digitalizzazione intelligente e, ancor più, mettere chi ci lavora in condizione di farlo al meglio, significa creare sviluppo.L’Australia, con la sua strategia per la salute digitale, mostra di aver capito che si tratta di una prospettiva in continua evoluzione.

Non è sufficiente introdurre qualche piattaforma o qualche servizio: è necessario governare l’integrazione delle diverse soluzioni, per metterle davvero al servizio della domanda di salute e di chi cerca di soddisfarla. Servono concretezza, competenze tecniche e capacità di pianificazione al di là del presente. Queste risorse sono ampiamente presenti in Italia, sul territorio, negli ospedali, nei centri di ricerca e anche nelle aziende del settore. In diverse parti del mondo la sanità digitale è al centro di strategie nazionali. Alcune delle esperienze più avanzate, in termini sia di tecnologia sia di governance stanno venendo realizzare proprio in Europa (per esempio, in Francia e in Germania). Se continueremo a far finta di nulla, coltivando ognuno il proprio particulare, diventeremo, ancora una volta, terra di conquista. Gli esempi storici non mancano.